J’Accuse! L’Italia non ha il Parco Auto più Vecchio d’Europa
- Attualità
- 6 Settembre 2023
Anche quest’anno l’Automobile Club d’Italia ha avviato una massiccia campagna di comunicazione tesa a rilanciare il rinnovamento del parco automobilistico nazionale, a suo dire “il più vecchio d’Europa”
L’età media delle auto presenti in Italia è troppo alta, anzi, in assoluto sarebbe la più alta d’Europa. Il grido d’allarme viene rilanciato annualmente da almeno un decennio da ACI attraverso il suo presidente Angelo Sticchi Damiani. ACI indica anche la soluzione al problema, ovvero la rottamazione di massa incentivata con fondi statali delle auto aventi dai 15 ai 30 anni, fascia di età che attualmente comprende gli autoveicoli rispondenti alle normative antinquinamento Euro 1, 2 e 3.
Sempre secondo ACI, sarebbero da sottrarre alla rottamazione i soli modelli e versioni individuati da ACI stessa attraverso la sua associazione ACI Storico, ricorrendo alla sedicente “oggettiva” lista di salvaguardia a uso interno da essa stessa stilata.
La scorsa primavera il presidente Sticchi Damiani ha rappresentato i convincimenti di ACI in ogni occasione ufficiale a cui ha partecipato, dai convegni sulla mobilità sostenibile alle commissioni capitoline sul blocco della circolazione per le “vecchie” auto, solo per citare le più importanti. Non è mancata un’accorata lettera aperta diretta al Sindaco di Roma. Le sue parole sono state nette e non diversamente interpretabili: “Abbiamo bisogno di innovare immediatamente il parco auto circolante che è il più vecchio d’Europa”.
█ L’ACI pensiero: rottamare, anche le storiche
Come detto, le parole di Sticchi Damiani ricorrono immutate da quasi un decennio, guarda caso da quando ha emesso i primi vagiti ACI Storico. Ad esempio, come non ricordare a fine 2021, non più tardi di un anno e mezzo fa, il rammarico del presidente Sticchi Damiani che dichiarava: “Gli ultimi dati confermano che gli incentivi finora messi in campo hanno riguardato solo in maniera irrisoria le auto euro 0, 1 e 2, che sono più inquinanti e meno sicure”.
Faceva quindi seguito un vero e proprio appello: ”ACI incoraggia i possessori di auto Euro 0 ed Euro 1 a rottamare la propria vettura”.
Un evidente quanto imbarazzante controsenso, accertato che le auto pre-Euro 1, altrimenti dette Euro 0, avendo più di trent’anni, sono da considerarsi a buon diritto auto storiche tout court e come tali meritevoli di tutela, anche da parte di ACI stessa, come peraltro ravvisabile dallo statuto di ACI Storico che riporta alla lettera: “…l’impegno a favore della salvaguardia del patrimonio storico automobilistico…”.
Quest’anno, complice il fuoco di batteria delle testate di proprietà o vicine per intenti, la campagna di stampa è stata presentata con un vigore mai visto in precedenza e alle auto ultra trentennali si sono aggiunte persino le Euro 4 e 5, cioè auto prodotte sino al 2014.
Le parole di Sticchi Damiani: “Noi abbiamo bisogno di innovare immediatamente il parco circolante che è il più vecchio d’Europa. Probabilmente bisognerà aumentare ancora gli incentivi e non sarebbe sbagliato inserire anche gli Euro 5. È il momento per osare di più, la strada è giusta“.
Le dichiarazioni del presidente di ACI hanno fatto breccia nel Ministero delle Imprese e del Made in Italy, tanto da esercitare un determinante condizionamento delle politiche sugli ecoincentivi e la riproposizione di una visione che ha portato nel recente passato a campagne di demolizione di massa, spesso oggetto di critiche.
Il ministro Adolfo Urso ha dichiarato in proposito: “Si pone ora la necessità di predisporre una rimodulazione degli incentivi prendendo atto della realtà e di utilizzarli al meglio al fine di svecchiare il parco autovetture circolanti che è vecchio e altamente inquinante, il più vecchio d’Europa“.
In linea del tutto teorica sarebbe anche positivo incentivare chi vuol cambiare auto e si trova nelle condizioni economiche di non poterlo fare, peccato però ci sia un piccolo non trascurabile dettaglio da considerare: l’assunto di partenza secondo cui il parco automobilistico italiano è il più vecchio d’Europa è palesemente falso. ►