J’Accuse! L’Italia non ha il Parco Auto più Vecchio d’Europa

Pagina 4 di 4

Automobile Club d'Italia

  CHI È L’ACI

L’Automobile Club d’Italia viene fondato a Torino nel 1905 quale associazione che raggruppa singoli Autoclub cittadini, a cui aderiscono inizialmente solo alcune città del Nord Italia, avente come scopo lo sviluppo turistico e sportivo dell’automobile. 

Nel 1922, subito dopo l’avvento del fascismo, entra in ACI anche l’Automobile Club di Roma. Nel 1926 l’ACI si trasforma in RACI (Reale Automobile Club d’Italia) e diventa Ente pubblico, venendo incaricato dallo Stato di riscuotere le tasse automobilistiche; un anno dopo gli viene affidato la gestione del neonato PRA e il rilascio delle targhe automobilistiche. 

Nel 1946 acquisisce Sara Assicurazioni, nel ’50 ne viene confermato lo status di Ente pubblico, nel ’54 nasce il soccorso stradale ACI. Nel 1975 una legge ne eleva la funzione a “Ente strumentale dello Stato”, con l’assunzione di quella particolare doppia natura giuridica: una pubblicistica che riguarda le funzioni di gestione del PRA e una privatistica che riguarda tutte le altre funzioni aventi scopi diversi. La costituzione associativa fa si che il presidente venga eletto dalla maggioranza dei soci, elezione che è soggetta alla sola mera ratifica del Presidente della Repubblica. 

L’ACI trae l’82% dei ricavi dalla gestione del PRA e dalla raccolta delle tasse automobilistiche, sostanzialmente con la sola attività istituzionale non riuscirebbe a tenersi in piedi. Negli ultimi 30 anni ha però più volte rischiato di vedersi sottrarre il PRA, prima con un referendum popolare considerato inammissibile dalla Corte Costituzionale, poi con impegni diretti dei Primi Ministri che si sono succeduti negli ultimi 30 anni, puntualmente disattesi. 

Chi più di tutti ci ha provato è l’ex ministro Pier Luigi Bersani, più volte nel corso di ben tre distinte legislature, trovandosi però di fronte un’alzata di scudi trasversale all’interno del Parlamento. Sconsolato ebbe a dire: “Non gli avvocati, i farmacisti o i commercianti, la lobby più forte d’Italia è quella dell’ACI“. 

Ad oggi, l’ACI conta poco più di 1 milione di soci, per confronto ADAC in Germania ne conta 21,5 milioni, AA nel Regno Unito 14 milioni, MC France 1,6 milioni.

Angelo Sticchi Damiani - Presidente ACI

CHI È IL PRESIDENTE DELL’ACI

L’attuale presidente Angelo Sticchi Damiani è al suo terzo mandato con scadenza nel 2024. Gli ultimi due rinnovi di fiducia gli sono valse preferenze con percentuali buIgare: il 97% nel 2016 e il 94% nel 2020.

Ingegnere civile, è in ACI dal 1975, prima ricoprendo diverse posizioni in CSAI, diventandone vice presidente nel 1993, poi direttamente in ACI, con l’assunzione della presidenza della sede provinciale di Lecce nel 1990. 

Nel 2009 assume la presidenza di CSAI, nel 2011 la vice presidenza in ACI, un anno dopo la presidenza non senza polemiche: da lì a poco verrà condannato in via definitiva dalla Corte dei conti a risarcire 22 mila euro per un danno erariale di 4 milioni di euro causato ad ACI assieme ad altri sei dirigenti. 

Dal 2017 al 2021 è anche vice presidente della FIA nonché appassionato di auto storiche, dichiara di possederne due regolarmente iscritte al PRA: una Lancia Beta Coupé del 1975 e un’Audi S8 del 2001. Su suo impulso, nel 2013, vede la luce ACI Storico, associazione che conta ad oggi un totale di 19 mila soci, erano 13 mila lo scorso anno, 8.500 nel 2021, solo 6.500 nel 2020. 

La sua presidenza è caratterizzata da continue contestazioni della Corte dei conti che vanno dal cumulo di più cariche pubbliche vietato dalla normativa vigente, alla mancata presentazione del bilancio consolidato per diversi anni consecutivi nonostante ACI detenga partecipazioni di controllo in società di capitali. La più clamorosa vertenza riguarda però proprio il compenso del presidente che può attualmente contare su una retribuzione annua lorda di 239.493 euro, limitata dal tetto massimo previsto per i manager pubblici pari a 240 mila euro. Il presidente, non ritenendosi un dirigente pubblico, ha contestato l’applicazione del tetto massimo alla sua retribuzione presso il TAR del Lazio, che però nel 2020 gli ha dato torto. 

Non soddisfatto, ha presentato ulteriore ricorso presso la Corte Costituzionale, attualmente ancora pendente. Altro caso spinoso alla voce rimborsi: sono a carico di ACI circa 16 mila euro di rimborsi annuali per spese di trasporto del presidente nel solo tragitto casa-sede di lavoro. Il rimborso in questa forma è precluso a qualsiasi altro dipendente pubblico, ma nel caso specifico il presidente di ACI si giova del tutto legittimamente del doppio status dell’Ente che presiede.

Potrebbero interessarti anche...