█ Al Monte Carlo dell’80
L’edizione 1980 vede al via ben 258 iscritti, tra i quali non mancano i grandi nomi della categoria. La Fiat schiera cinque 131 Abarth, due in livrea ufficiale affidate a Rohrl e Alen. A queste si uniscono varie Lancia Stratos, ancora sulla breccia con il velocissimo Darniche, la Escort RS ufficiale di Vatanen, la Celica di Warmbold, le Ascona di Kullang e Kleint e la Sunbeam Lotus di Fréquelin.
Oltre queste, uno stuolo di Porsche aspirate e turbo, varie BMW e altre auto potenti. Nel Gruppo 2 sono presenti le R5 Alpine e le Golf GTI ufficiali, più una lista infinita di contendenti, tra cui la Ritmo 75 Abarth ufficiale con il numero 15 affidata a Bettega, navigato da Mario Mannucci, l’alfiere di Munari, che per l’occasione sostituisce il fido Perissinot chiamato ad assolvere all’ obbligo del servizio militare.
La Ritmo per le corse La Ritmo era stata voluta dalla Fiat per competere ai massimi livelli nel Campionato Mondiale di Gruppo 2, dove spadroneggiavano le temibili Renault 5 Alpine e le Volkswagen Golf GTI. Oltre ai risultati sportivi, la Fiat puntava a un grosso ritorno d’immagine che spingesse commercialmente la nuova media di Torino, appena presentata, perché erano molti gli appassionati che seguivano con particolare interesse la categoria minore, con al via auto molto più vicine a quelle di serie.
Ovviamente lo sviluppo venne affidato all’Abarth che, non essendo ancora disponibile una versione sportiva, utilizzò come base la 75 3 porte, dotata del famoso e prestante monoalbero Lampredi nella cilindrata più elevata di 1.5 litri. Sfruttando tutte le concessioni del regolamento FIA, si riuscì a spremere una buona dose di cavalli, grazie a una batteria di 2 grossi carburatori doppio corpo prima e all’iniezione meccanica Kugelfischer in seguito.
La stagione 1979 offre a Bettega, investito del ruolo di portacolori ufficiale della Squadra Corse Fiat, il sedile della 131 Abarth, con la quale vinse varie gare del campionato europeo e italiano, e contemporaneamente, la possibilità di portare avanti lo sviluppo della acerba Ritmo Gr.2 che però gli consentì di raccogliere solo alcuni piazzamenti. Almeno fino al Giro d’Italia, prestigiosa e rimpianta competizione che si correva alternando tracciati di rally a percorsi di famose cronoscalate e gare in pista in giro per la penisola.
Il nostro Attilio, navigato da Maurizio Perissinot, fece una gara incredibile, portando la piccola Ritmo al secondo posto assoluto dietro alla velocissima e imprendibile Porsche 935 di Moretti-Schon-Radaelli e davanti ad auto e piloti di primo piano. Bettega è quindi confermato anche per il 1980 con un programma che lo vedrà alternarsi alla guida della 131 Abarth e della Ritmo Abarth.
◄ Il bocchettone esterno per il rifornimento rapido rivela la presenza del serbatoio in acciaio inox nel bagagliaio.
Il livello di dettaglio è molto alto, sulla portiera sono riportati i nomi dell’equipaggio della stagione ’81: Bettega – Perissinot. ►
E proprio con la 2 volumi esordisce al Rally di Monte Carlo, prima tappa del mondiale. Al Monte Carlo dell’80 L’edizione 1980 vede al via ben 258 iscritti, tra i quali non mancano i grandi nomi della categoria. La Fiat schiera cinque 131 Abarth, due in livrea ufficiale affidate a Rohrl e Alen. A queste si uniscono varie Lancia Stratos, ancora sulla breccia con il velocissimo Darniche, la Escort RS ufficiale di Vatanen, la Celica di Warmbold, le Ascona di Kullang e Kleint e la Sunbeam Lotus di Fréquelin.
Oltre queste, uno stuolo di Porsche aspirate e turbo, varie BMW e altre auto potenti. Nel Gruppo 2 sono presenti le R5 Alpine e le Golf GTI ufficiali, più una lista infinita di contendenti, tra cui la Ritmo 75 Abarth ufficiale con il numero 15 affidata a Bettega, navigato da Mario Mannucci, l’alfiere di Munari, che per l’occasione sostituisce il fido Perissinot chiamato ad assolvere all’ obbligo del servizio militare.
Il rally parte domenica 20 gennaio e fin da subito Bettega stupisce tutti con un passo incredibile che lo porta al terzo posto nella provvisoria; senza l’improvviso spegnimento del motore durante la speciale, avrebbe persino potuto ambire al primato. Durante tutta la gara occupa costantemente le posizioni di vertice ed è il pilota a classificarsi secondo nel più elevato numero di speciali, ben 8, lasciandosi dietro gran parte dei favoriti.
Ma è nella giornata conclusiva di gara che il giovane pilota fa il capolavoro. La seconda speciale è quella del leggendario, mitico, Col de Turini, una delle più famose, se non la più famosa e ambita dell’intero mondiale. Bettega e Mannucci partono con il coltello tra i denti e sotto una fitta nevicata compiono un’impresa memorabile, staccando il miglior tempo e ipotecando il primo posto nell’assoluta dopo aver scritto una delle pagine indimenticabili della storia dei rally.
Dopo questo piazzamento, tutti sperano e sognano l’impresa, con un inaspettato successo che incoroni il giovane asso e la piccola Ritmo. Ma la scelta sbagliata delle gomme nelle speciali successive e alcuni problemi tecnici rallenteranno il passo. Bettega e Mannucci chiuderanno comunque al sesto posto assoluto, risultato di grandissimo spessore, considerata la nutrita schiera di avversari e le auto ben più potenti della Ritmo, senza escludere la durezza di un rally caratterizzato quell’anno da tanta neve, strade ghiacciate e da un clima particolarmente ostico.
La speciale del Turini conferma il talento cristallino di Attilio Bettega, evidenziando la caratura di un pilota veloce e professionale, venuto a mancare troppo presto e senza aver raccolto quanto effettivamente meritato.Quel Monte Carlo fa ormai parte dell’epopea dei rally, dei veri rally, e come tale è rimasta impressa nella memoria di tantissimi appassionati. ►