█ La Tecnica
Il telaio è a longheroni e poggia su due assi, con ruote posteriori gemellate motrici, interasse di 3,80 m e carreggiata di 1,60/1,64 m; la lunghezza complessiva è maggiore di circa 60 cm rispetto al Taurus di serie, con il cassone più arretrato per far posto alla cabina più lunga.
Il motore, prodotto su licenza Saurer, è l’originale CR1D a 4 cilindri di 5,3 litri da 67 CV, una potenza oggi ridicola ma all’epoca sufficiente per spostare 10 tonnellate; il sistema di alimentazione è a pompa meccanica, non è dotato di freno motore.
È originale anche il cambio a 5 marce più retromarcia, a cui è stato però accoppiato un riduttore americano GMC, probabilmente recuperato da un residuato militare, per disporre di maggiore coppia alla ruota, utile soprattutto a pieno carico. Ciò consente di avere una portata utile maggiore rispetto ai 30 q.li del Taurus di serie: il Taurus di Luca ha infatti a libretto una portata di 38 q.li.
Il sistema frenante utilizza un circuito misto aria/olio, il serbatoio del carburante non è quello originale OM, probabilmente in occasione della costruzione della cabina è stato sostituito da uno con maggiore capienza, per cui l’autonomia massima è maggiore dei 280 km previsti dal costruttore.
Tutti gli elementi esterni sono originali, recuperati e riportati a nuovo durante il restauro. La cabina presenta dei ritocchi a pennello, così come si faceva all’epoca con gli autocarri in presenza di graffi e abrasioni.
L’impianto elettrico è stato aggiornato in ossequio alle direttive del codice della strada, ma sono ancora presenti le frecce a bacchetta originali degli anni ’40 e il grosso fanale posteriore multifunzione della Carello, tipico del dopoguerra, posizionato immediatamente sulla targa per illuminarla.
Il cassone in legno è fisso con sponde ribaltabili sui tre lati e conserva ancora le assi in legno originali, quasi tutte recuperate in occasione del restauro; è dotato di centine e telone in tessuto a “capannina”, tipologia di copertura in voga fino alla metà degli anni ’80.
Fortunatamente i ricambi di meccanica non sono un problema, anche perché sono gli stessi della diffusa famiglia dei camion e autobus Saurer, inoltre, il motore diesel e la corrispondente versione a benzina condividono quasi tutto, ad eccezione ovviamente della testata. ►
▲Ancestrale il ferro di cavallo portafortuna posizionato sulla griglia anteriore, risale invece agli anni ’60 il contrassegno riportante i dati della licenza per il trasporto conto terzi. Immancabile il triangolo luminoso abbattibile posizionato sul tetto della cabina per segnalare l’eventuale presenza del rimorchio al traino.
▲Il tipico monofanale anni ’40 della Carello che include lo stop con gemma arancio e scritta “ALT”, il fanalino di posizione con gemma rossa, la luce d’illuminazione della targa e infine gli indicatori di direzione luminosi arancioni a forma di freccia.
Ovviamente, per rispondere alle attuali norme sulla circolazione, il nostro Taurus è dotato di una coppia di fanalini supplementari, uno per ciascun lato.
▲La vista posteriore mostra in basso la collocazione della ruota di scorta sotto la staffa su cui è posizionato il gancio di traino.
Sulla destra della sponda posteriore in legno è ben visibile la targhetta metallica che ricorda il divieto di farsi trainare, pratica assai diffusa nell’immediato dopoguerra che permetteva alle numerose biciclette in circolazione di superare le salite più ripide approfittando della bassa velocità degli autocarri.