█ L’età media del parco automobilistico italiano è coincidente con la media europea
Sono dieci anni che Sticchi Damiani si ripresenta puntuale con il suo reiterato mantra sul parco auto italiano più vecchio d’Europa. A smentirlo ancora una volta, ça va sans dire, ormai l’ennesima, è il report 2023 di ACEA, Association des Constructeurs Européens d’Automobiles, l’associazione che raggruppa i più importanti produttori automobilistici europei e che fotografa la realtà automobilistica dei paesi dell’area EFTA, ovvero i 27 paesi membri della UE a cui si aggiungono Regno Unito, Svizzera, Norvegia e Islanda. Il report attinge ai dati ufficiali del 2021 rilasciati dagli organismi di gestione degli archivi automobilistici di ciascun paese.
Nel caso dell’Italia la fonte dei dati è la Motorizza-zione Civile, dati che, unicum mondiale, si ritrovano duplicati nell’archivio del PRA gestito proprio da ACI e quindi perfettamente coincidenti con le informazioni in possesso del suo presidente.
Cosa dicono gli ultimi dati disponibili riferibili al 2021? Il responso è chiaro, l’età media del parco automobilistico dei 31 paesi EFTA è 12 anni, quella italiana perfettamente in linea: 12,2 anni.
Lo storico dei dati a partire dal 2015 riporta, praticamente da sempre, come l’età media del parco auto italiano sia perfettamente sovrapponibile alla media europea.
Per avere un quadro più definito e per meglio comprendere quale sia la situazione in Europa, riportiamo nella tabella in alto a destra i dati di tutti i paesi europei oggetto della ricerca ACEA per meglio analizzarla.
Appare subito evidente come tutti i paesi della Europa orientale abbiano un parco auto più vecchio di quello italiano, con Grecia (17 anni) e paesi baltici (da 14,6 a 16,8 anni) nella situazione peggiore. Ma anche il Portogallo e soprattutto la Spagna (13,5 anni), ovvero il secondo paese produttore di auto in Europa, hanno un parco auto più anziano del nostro. L’Italia è molto vicina all’età media dell’Olanda, paese notoriamente non proprio amico dell’automobile.
I paesi con un parco circolante per numeri assoluti simile al nostro possono però vantare una media leggermente inferiore: Francia 10,5 anni, Germania 10,1, UK 10, differenza che potrebbe essere giustificata solo limitandosi a ricordare i diversi quadri economici, ma c’è dell’altro.
█ I numeri della MCTC e del PRA
Il nostro paese ha diverse unicità che rendono i dati del PRA non perfettamente aderenti alla realtà. È necessario innanzitutto distinguere tra auto registrate e auto effettivamente circolanti. In qualsiasi altro paese i due numeri sono del tutto coincidenti o comunque poco distanti, in Italia no. Il motivo è da ricercarsi nella lentezza della burocrazia e della giustizia amministrativa italiana, risultano infatti iscritte al PRA, e quindi formalmente circolanti, automobili che per decenni affollano i depositi giudiziari, come pure le auto oggetto di fermo amministrativo, atto che, soprattutto per le auto meno recenti, accompagna sovente il veicolo per sempre, senza che questo venga formalmente mai demolito e quindi cancellato dal PRA.
Senza dimenticare il fenomeno delle auto abbandonate su suolo pubblico e privato o delle auto che rientrano nei fallimenti societari, i cui iter richiedono tempi lunghissimi, spesso decadi, per essere completati. Ma lo stesso PRA, quando a metà anni ’90 ha avviato la digitalizzazione e centralizzato i dati provenienti dagli uffici provinciali, ha registrato dati non sempre congrui, anche a causa dell’imperizia del personale non ancora avvezzo alle “nuove” tecnologie del periodo. ►