Materazzi, l’Ingegnere Riscoperto
- Nicola Materazzi, l’Ingegnere con la Schiena Diritta
- 3 Settembre 2023
La figura di Nicola Materazzi, cilentano di nascita ma cittadino del mondo, rappresenta perfettamente la figura del progettista dedito totalmente al lavoro, che opera dietro le quinte, lontano dalle luci della ribalta, di chi non è disponibile a operare in ambienti lavorativi dove siano presenti logiche che premino aspetti diversi dal puro merito professionale, con l’odiata “mediocrazia” presentata come disvalore, in modo netto, chiaro.
La sua storia, la sua avversione verso i compromessi “mediocratici“, emerge con tutta la sua forza nella video intervista di Nicola Senatore risalente al 2016 che proponiamo nelle pagine seguenti in forma scritta.
█ Venuto su dalla gavetta
La carriera di Materazzi parte dal basso fino a raggiungere posizioni di responsabilità via via più premianti, trascorrendo un decennio in Lancia e successivamente un decennio in Ferrari.
Anni di soddisfazioni, di successi personali e di squadra, scontrandosi però con le logiche di cui sopra, senz’altro comuni a molti altri ambiti lavorativi, che nel suo caso però hanno assunto la forma di veri e propri torti, forse ancora più evidenti a distanza di decenni.
Discepolo di De Virgilio in Lancia, con cui condivideva la provenienza meridionale, ha sempre speso per i tecnici e le maestranze di Borgo San Paolo parole di elogio: “I migliori con cui abbia mai lavorato”.
Non nutriva la stessa stima per gli uomini Fiat con cui aveva avuto modo di collaborare. Ad esempio, non mancava di ricordare con malcelata ironia gli insuccessi di Lampredi, avuto come dirigente nel breve periodo passato in Abarth, ritenuto da molti suoi colleghi, Busso su tutti, un “progettista empirico”, opinione che Materazzi condivideva.
“Se vai a comprare la laurea in Svizzera, poi ti ritrovi a progettare motori che una volta messi sul banco esplodono bucando il tetto dell’edificio…”, con riferimento al ben noto disastroso bicilindrico progettato da Lampredi per Ferrari negli anni ’50.
Si potrebbe pensare che avesse raggiunto un’età in cui i freni inibitori vengono meno, in cui senza alcuna remora si dice ciò che si pensa, ma la schiettezza caratterizzava Materazzi già da giovane, ben prima di arrivare all’età della pensione.
Enzo Ferrari, altro uomo poco incline alla dialettica fine a se stessa, aveva dimostrato di apprezzare il modo diretto con cui il tecnico campano si poneva, così come il suo modo d’intendere il lavoro di squadra.
Nicola Materazzi
Caselle in Pittari (SA), 12 Febbraio 1938
Sapri (SA), 23 Agosto 2022
“<< Lei è un galantuomo >>, mi disse una volta stringendomi la mano”, dopo aver appurato che per non mettere in cattiva luce i suoi colleghi in Abarth, aveva taciuto sulle loro responsabilità circa la mancata affidabilità della Lancia LC2, in realtà un’Abarth a marchio Lancia, di cui aveva curato il progetto del motore.
Invece con Forghieri non ebbe un rapporto facile, due caratteri forti si direbbe tanto per liquidare la faccenda. Il rapporto nasce male già ai tempi della Stratos, quando l’uno in Lancia e l’altro in Ferrari, si ritrovano su posizioni diverse in merito all’adozione di alcune soluzioni per l’integrazione del motore V6 Dino sulla Stratos, a partire dal passo della vettura.
La situazione precipita nei primi anni ’80 con entrambi in Ferrari, quando Forghieri, allora responsabile del Reparto Corse, in una delle sue “frequentissime interviste rilasciate ai giornalisti dalla più disparata provenienza”, si auto assegna i meriti della progettazione della Ferrari 288 GTO, una colossale balla la definisce Materazzi, tanto da portare quest’ultimo a protestare direttamente con Enzo Ferrari e ad abbandonare il proprio posto di lavoro fino alla pubblicazione della smentita.
In tempi recentissimi, Materazzi ha ritenuto di dover impugnare di nuovo la penna togliendosi qualche sassolino dalla scarpa per rispondere alle dichiarazioni rilasciate in occasione di un’intervista in cui Forghieri esprimeva opinioni sulla F40, magari non entusiastici ma neppure così poco lusinghieri da meritare una piccata e articolata risposta, segno di un’acredine mai sopita. ►