█ Come si guida
I sedili hanno una conformazione simile a quelle della GAZ e sono ribaltabili in avanti; una volta seduti, a causa del pianale privo di qualsivoglia accenno di fondo, ci si ritrova con le ginocchia quasi all’altezza del petto. La posizione, soprattutto per il passeggero, non è certamente comoda ed ergonomicamente corretta, la visuale in compenso è eccellente.
L’intero pianale della carrozzeria, se si esclude il coperchio che nasconde il cambio, è totalmente piatto per tutta la sua lunghezza, dal poggiapiedi anteriore al portellone posteriore, niente a che vedere con quello della GAZ. Il pianale profondamente diverso da quello della GAZ porta subito a pensare ad altre differenze sostanziali.
Si nota immediatamente che dal pianale tra i due sedili fanno capolino solo la leva del cambio e una piccola levetta a sinistra: che fine hanno fatto tutte le leve che affollano la GAZ 69? La M-461 C, come tutti i modelli che l’hanno preceduta, dispone di un cambio a 4 marce con la prima molto corta, nota comunemente come “primino“, da utilizzarsi esclusivamente in partenza a pieno carico o in fuoristrada a causa dell’alto valore di demoltiplicazione (4,788:1).
Ciò permette di rinunciare al riduttore, sostituito per quanto possibile proprio dal primino, la sua leva è quindi assente. Oltre alla leva del cambio, è presente una seconda piccola leva per l’innesto della trazione anche sulle ruote anteriori, su strada la trazione è posteriore, possibile in movimento a qualsiasi velocità. Il fuoristrada romeno non dispone di un sistema rapido di sbloccaggio dei mozzi e, per evitare di trascinare la catena cinematica anteriore, è necessario sostituire le ghiere dentate di aggancio presenti sul mozzo con altre ad anima liscia. L’operazione di sostituzione non è però immediata, per cui le ghiere rimangono quasi sempre all’interno della cassetta in dotazione.
Dando una sbirciata sotto la carrozzeria, si nota come gli assali a ponte rigido siano di foggia totalmente diversa rispetto a quelli della GAZ 69, danno la sensazione di essere molto più robusti, anche grazie alla presenza di bocce dei differenziali di dimensioni molto più generose. Altro elemento caratteristico è il telaio, che nulla c’entra con quello del 4×4 russo: il telaio della M-461 è costituito da due longheroni longitudinali completamente diritti per tutta la loro lunghezza, disegno tipico dei telai per autocarri, il che spiega il pianale del tutto piatto privo di fondi.
Su strada la M-461 è abbastanza rumorosa, la presenza del diesel Peugeot non aiuta in tal senso soprattutto a freddo, per contro le vibrazioni rientrano nella norma per i veicoli di questa categoria. Ovviamente l’auto risulta essere rigida, le balestre con l’attacco posizionato sopra i ponti come sugli autocarri sono pensate per sopportare carichi pesanti piuttosto che offrire un minimo di comfort, e i pur moderni ammortizzatori a stelo, in luogo di quelli a leva presenti sulla GAZ 69, fanno quello che possono. In ogni caso la guida è molto vicina a quella di un camioncino, anche rispetto alla GAZ 69, probabilmente per via dell’altezza e del particolare tipo di telaio.
Il pedale del freno è abbastanza morbido nonostante la pompa sia del vecchio tipo in ghisa, ovviamente senza alcuna servoassistenza, alla vista molto simile a quella in dotazione ai veicoli russi; il pedale della frizione si aziona relativamente senza sforzo grazie all’innesto a comando idraulico. Il volante richiede un approccio energico soprattutto in manovra, anche a causa del suo diametro e della posizione alta in cui si trova. I pochi comandi presenti sono tutti a portata di mano, con la leva delle frecce posizionata a sinistra; la strumentazione è facilmente leggibile anche di notte grazie alla retroilluminazione, quella della GAZ 69 invece è ancora dotata delle sole lampadine a illuminazione esterna.
Solo dopo un po’ ci si accorge della presenza della leva del freno di stazionamento di tipo automobilistico che si trova tra i due sedili e che agisce tramite cavo sui tamburi dei freni posteriori, quasi ci manca la lunga leva verticale della GAZ 69 che comanda il blocco del tamburo posizionato sulla trasmissione all’uscita della scatola del riduttore.
In fuoristrada il comportamento è sorprendente, la motricità è ottima, sia in prima corta che in seconda, merito anche della coppia del motore Peugeot, non generosissima ma disponibile già a 2.000 giri/min. Su terreni sabbiosi e sulle pendenze è altrettanto efficace, tanto che, potrebbe sembrare una blasfemia ma non lo è, non si avverte affatto la mancanza delle marce ridotte. Neppure il baricentro alto crea problemi di alcun tipo, la corretta distribuzione dei pesi ripartita al 50% tra asse anteriore e posteriore ne limita gli effetti negativi. ►
Qui Bogotà
In Colombia le ARO M-461 sono state esportate a partire dal 1968 in 2000 esemplari (3000 secondo altre fonti) consegnate in lotti annuali, utilizzando però il marchio “Carpati”, accompagnato dall’identificativo numerico relativo all’anno, dal “68” e “73”.
Della fornitura si è fatto carico direttamente il governo colombiano che, pur avendo disponibilità di 4×4 a marchio Jeep, Nissan e Toyota, non ha rinunciato alla possibilità di utilizzare il fuoristrada romeno nei collegamenti con le più remote località del paese, ancora oggi particolarmente difficili.
Il pagamento della commessa è avvenuto con l’equivalente valore in natura, ovvero con il tipico prodotto nazionale colombiano: il caffè.
Negli anni i Carpati sono stati aggiornati nella meccanica con nuovi motori e trasmissioni, come pure nella carrozzeria con l’aumento del passo e l’allungamento dei telai; immancabili le personalizzazioni estetiche tipiche dell’America Latina.
Ancora oggi sono numerosissimi gli esemplari di “Carpati” utilizzati dai campesinos colombiani per trasportare persone e mercanzie dalle campagne ai villaggi e viceversa, tanto da essere diventati elementi caratteristici del panorama locale.