FIAT Ritmo, Icona di Design

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  La firma mancante

Il modello scala 1:10 realizzato nel ’71 da Pierangelo Andreani viene lasciato nel cassetto. Il Centro Stile Fiat lo riesumerà per dare una nuova cifra stilistica al progetto X1/38, sostituendo gli originali fari rettangolari con i fari tondi espressamente voluti da Boano, a capo del Centro Stile.

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  Il disegno della Ritmo è di Sartorelli, o no?

Riavvolgiamo il nastro. E’ il 1970 quando un giovanissimo Pierangelo Andreani, appena terminato il servizio militare, viene chiamato alla Pininfarina per un provino di due giorni. I suoi lavori vengono apprezzati, ma a Grugliasco hanno già esaurito i posti liberi destinati alle giovani leve e ad Andreani non resta che rivolgersi altrove.

Su consiglio della madre si propone alla Fiat e nel dicembre dello stesso anno viene assunto, entrando pochi mesi dopo a far parte del reparto “Studi Futuri” del Centro Stile, reparto che ha per scopo la realizzazione di proposte di stile avanzate, invero molto teoriche. Lì incontra l’altrettanto giovane collega Breuer da cui apprende i rudimenti della modellazione in scala 1:10.

Ai giovani designer viene lasciata ampia libertà, offrendo loro la possibilità di avviare motu proprio progetti privi di particolari vincoli, e in questo contesto nella seconda metà del ’71 Andreani si dedica al disegno e al modello scala 1:10 di una 5 porte due volumi con paraurti a “scudo” integrati e fari rettangolari.

Il modello piace a Sartorelli, suo referente diretto in quel momento, ma evidentemente non trova lo stesso entusiasmo in Boano, perché il progetto viene subito derubricato a mero esercizio di stile. Vista la frustrazione nel non vedere applicazioni pratiche al proprio lavoro, Andreani decide di andare via qualche mese dopo, a febbraio del ’72: “Ci sentivamo un po’ inutili e sottovalutati”, dirà successivamente, “mi sentivo un po’ messo lì, senza capire quale fosse il mio ruolo”.

Fortunatamente sarà cercato dalla Pininfarina, interessata ad averlo tra i suoi collaboratori dopo la buona impressione avuta al provino di due anni prima, ma sarà necessario l’intervento diretto di Sergio Pininfarina in persona per convincere Boano a lasciarlo andare via.

Le parole di Andreani non sono certo tenere nei confronti dell’ambiente che si viveva in quel periodo in Fiat: “Andare via fu la mia salvezza, dopo un anno e mezzo non ne potevo già più della Fiat“, racconta. “Il clima per i designer non era bello. La Fiat era la patria dei raccomandati e il direttore era stato imposto perché il padre aveva un’importante carrozzeria di auto“.

Il riferimento è proprio a Boano, succeduto al padre Felice alla direzione del Centro Stile e noto fino al quel momento esclusivamente per essere “figlio di”, con cui evidentemente il giovane Andreani non aveva particolarmente legato, a essere eufemistici. Andreani in Pininfarina si era ben inserito, tanto da vedersi assegnare incarichi di responsabilità, tra i più importanti la definizione dello stile della Jaguar XJ12 e della Ferrari Mondial, quando nel ’74 arrivano sulla sua scrivania i disegni di quella che sarà la sostituta della 128 per elaborare lo stile di alcuni dettagli, tra cui i cerchi. Scopre così, non senza meraviglia, che il Centro Stile aveva rispolverato il suo vecchio progetto del ’71 rimasto nei cassetti all’epoca della sua presenza in Fiat.

Una soddisfazione a posteriori che però non sarà mai definitivamente compiuta. Per decenni, infatti, la Fiat accrediterà il disegno della Ritmo a Sartorelli sotto la guida di Boano, senza mai citare il poco più che ventenne Andreani andato via in malo modo da Mirafiori, pur essendo evidente come il suo modello del ’71 sia stato almeno d’ispirazione per il Centro Stile.

In una recentissima intervista rilasciata da Andreani a Olimpia de Casa per Panorama, dichiara con una certa amarezza: “Disegnai e feci il modellino in scala 1:10 di quella che sarebbe diventata la Ritmo, che adesso vari “padri”, da Da Silva a Sartorelli, si attribuiscono. Diciamo che la differenza tra il mio modellino e l’auto che poi usci, tra l’altro nel ’78 e dopo una gestazione lunghissima, stava tutta nei fari anteriori: tondi, anziché rettangolari come invece li avevo immaginati io.” La differenza stava tutta lì, nei famosi fari tondi all’”italiana” voluti con insistenza da Boano.

Qui Berlino

Bandiera Germania

In Germania la Ritmo è stata ben accolta dalla stampa specializzata e anche dal mercato, pur dovendosi misurare con le concorrenti nazionali, la Golf su tutte. In quel periodo la percentuale di mercato della Fiat si attestava intorno al 4% e per la nuova media non fu difficile acquisire lo status di auto più venduta del marchio (in Italia riuscì a superare il primato della 127 per alcune settimane).

Le campagne di rottamazione e la carrozzeria non sufficientemente protetta per il clima teutonico hanno fatto si che negli anni il numero delle Ritmo tedesche si assottigliasse sempre di più, tanto che gli esemplari in buone condizioni delle versioni non sportive o cabrio sono oggi rarissime. In particolare si lamenta l’impossibilità o quasi di trovare un portellone posteriore privo di danni da ossidazione.

Le Ritmo prima serie ancora esistenti in Germania sono circa 300 (dati KBA), dei quali circa 50 Cabrio. Da quasi vent’anni è attivo il club di modello, raggiungibile all’indirizzo: www.ritmo-world.de

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