█ Il mercato
La Ritmo suscita, come detto, giudizi contrastanti sin dalla sua presentazione. Le sue soluzioni ardite la rendono moderna e totalmente diversa dalle altre vetture della gamma Fiat. In Fiat hanno osato ma si rendono subito conto che un progetto così inedito non può piacere a tutti. A tanto coraggio si contrappone la cautela di chi teme di aver osato forse troppo e, contrariamente a quanto inizialmente previsto, si decide di continuare a produrre la 128 per tutto il periodo di commercializzazione della Ritmo prima serie, fino al 1983.
È uno dei pochi casi nella storia dell’auto, che non riguardi un’auto iconica come ad esempio il Maggiolino, la Mini o la 2CV, dove il nuovo modello non rimpiazza il vecchio che deve sostituire ma lo affianca. In ogni caso è ben accolta dal mercato, anche all’estero, tanto che una giuria di giornalisti internazionali le assegna il secondo posto nella classifica dell’allora ambitissimo e prestigioso premio di Auto dell’Anno del ’79, superata di un soffio, per soli 12 punti, dalla vincitrice Chrysler-Simca Horizon.
Alla presentazione, la Ritmo è disponibile con carrozzeria a 3 e 5 porte e con motorizzazioni 1.1 e 1.3 litri, indicate con la loro potenza, rispettivamente 60 e 65, e due livelli di allestimenti, L e CL. È disponibile anche con motorizzazione 1.5, la 75, ma per il mercato italiano nella sola versione Automatica, dotata di cambio automatico a 3 rapporti fornito da Volkswagen.
All’estero, la 75 sarà invece commercializzata anche con cambio manuale a 5 rapporti. Da subito la Ritmo viene apprezzata per la sua ampia abitabilità e praticità, ma la concorrenza è agguerrita e bisogna confrontarsi con modelli di successo, inizialmente soprattutto la Golf, disponibile già dal ’76 nella vendutissima versione a gasolio, e subito dopo dalle Opel Kadett D (1979) e Ford Escort mk3 (1980), auto dal disegno più tradizionale e che quindi possono contare su un bacino di potenziali acquirenti più vasto.
È in Germania, proprio dove la Golf sta ottenendo numeri da capogiro, che la Ritmo riscontra un buon successo, ma riesce ad affermarsi anche nel Regno Unito, grazie a un’azzeccata campagna pubblicitaria. I numeri dicono che il 40% della produzione della Ritmo prima serie è stata venduta all’estero, un dato che fa riflettere. Le avanzate tecnologie utilizzate per la costruzione non sembrano però aiutare la nuova Fiat a scrollarsi di dosso una certa approssimazione nell’assemblaggio e non aiutano neppure la bassa qualità dei materiali utilizzati per gli interni, soprattutto gli elementi in plastica. A ciò, si aggiunge la cronica predisposizione alla ruggine, in particolare nei paesi nordici, nonostante l’utilizzo di nuove tecniche di verniciatura.
Nel ’79, la versione con motore 1.1 litri nell’allestimento base “L” riceve il motore 1049cc della 127 seconda serie prodotto in Brasile potenziato a 60 CV, facendo aumentare le economie di scala a discapito però dei consumi, leggermente superiori al precedente. Nello stesso anno, per rispondere alla richiesta di un maggior livello di finitura, la Fiat introduce la versione speciale Targa Oro, disponibile a 3 e 5 porte.
Inizialmente la gamma Ritmo non dispone della versione a gasolio, decisione alquanto discutibile visto l’enorme successo che sta raccogliendo la Golf Diesel. Verrà introdotta solo nel 1980 e solo nella versione a 5 porte, con i consueti allestimenti L e CL. La mancanza della versione Diesel nei primi due anni di commercializzazione si farà sentire, ma anche dopo la sua introduzione le vendite saranno buone solo in Italia, anche perché l’integrazione con il 1.7 diesel che Aurelio Lampredi ricaverà dal 1.8 a benzina della 132, non sarà esente da criticità mai realmente risolte.
Durante la sua vita la Ritmo sarà oggetto di alcuni “mini restyling”, alla ricerca di continui affinamenti, certamente cosa anomala considerato il lunghissimo periodo di gestazione che aveva preceduto il lancio. Nonostante il lungo lavoro in galleria del vento, le modifiche successive riguarderanno anche l’aerodinamica.
Ma è alla fine del 1980 che viene introdotto il pacchetto di modifiche più sostanzioso. Esternamente sparisce il finto deflettore sulle portiere anteriori e il vetro laterale diviene discendente per tutta la sua larghezza; il marchietto Fiat a 4 rombi disposto lateralmente sul bordo del cofano lascia il posto al logo sportivo Fiat di forma circolare, posizionato al centro del paraurti; il retrovisore esterno dalla particolare forma, però fisso, viene sostituito da un più anonimo ma ben più pratico specchietto regolabile; viene applicata una modanatura parasassi sul bordo anteriore del passaruota posteriore.
All’interno le modifiche riguardano la plancia, la strumentazione, i sedili, e soprattutto i tanto criticati pannelli porta, ora non più costruiti in unico pezzo in plastica preformata e resi esteticamente più piacevoli da inserti in tessuto; viene rivisto anche l’impianto di ventilazione, più efficace ma ancora perfettibile, e spostato l’alloggiamento dell’altoparlante, ora posizionato più in basso.
La meccanica vedrà l’introduzione di una nuova tiranteria per il cambio e finalmente verrà adottato il servofreno a depressione su tutti i modelli. Le modifiche anticipano di poco la presentazione a inizio ’81 delle versioni Super 75 e 85 che sostituiscono la Targa Oro, seguite nello stesso anno dalla sportiva 105 TC, dotata del motore 1.6 Twin Cam della 131 e dalla Cabrio, disegnata e assemblata da Bertone. Nell’82 sarà la volta di una versione ancora più sportiva, la 125 TC con motore 2.0, nobilitata dal marchio Abarth.
Clamorosamente, solo nell’ultimo anno di produzione si rinuncerà al rialzo che si trova nella parte posteriore del tetto: con colpevole ritardo si arriverà a constatare che è la causa principale del continuo imbrattamento del lunotto in caso di pioggia, ma che soprattutto è controproducente per la stessa resa aerodinamica della vettura. È sorprendente come tali criticità non siano emerse durante le pur lunghe sessioni di test in galleria del vento prima dell’avvio della produzione.
Dopo soli quattro anni e mezzo, la Ritmo prima serie lascerà il posto alla seconda serie, molto più di un restyling, un’auto completamente diversa nella sostanza ma soprattutto nella forma, con un ritorno alle vecchie linee tese, tanto care a Boano. Linee che oggi come allora, messe a confronto con la serie precedente, vengono etichettate soprattutto all’estero come anonime, se non banali.
Ma Boano saprà come consolarsi: rifacendosi ancora una volta alla Golf, i fari di forma circolare raddoppieranno, diventando ben quattro. Con buona pace dell’odiato ufficio marketing. ▄
█ Ritmo 125 TC Abarth
◄ A sinistra: la Abarth è la versione sportiva più performante della gamma Ritmo prima serie.
▼ Sotto: il prototipo della 120 TC Abarth esteticamente strettamente derivata dalla 105 TC.
█ Ritmo 125 TC Abarth
▲ Sopra: la Abarth è la versione sportiva più performante della gamma Ritmo prima serie.
► A destra: il prototipo della 120 TC Abarth esteticamente strettamente derivata dalla 105 TC.
█ Ritmo 125 TC Abarth
▲ Sopra: la Abarth è la versione sportiva più performante della gamma Ritmo prima serie.
▼ Sotto: il prototipo della 120 TC Abarth esteticamente strettamente derivata dalla 105 TC.