▲Sopra: si devono a Pavel Hušek i disegni relativi a uno studio di stile a marchio VW. Il frontale con i fari tondi ricorda molto quello della futura Ritmo.
▼Sotto: il prototipo di Gandini per la K50 di NSU disponeva già di paraurti integrati.
▲► Sopra e a destra: si devono a Pavel Hušek i disegni relativi a uno studio di stile a marchio VW. Il frontale con i fari tondi ricorda molto quello della futura Ritmo.
◄ A sinistra: il prototipo di Gandini per la K50 di NSU disponeva già di paraurti integrati.
█ Il Design
Rispolverato il vecchio progetto di Andreani, si procede con gli adattamenti. Già detto dei fari tondi voluti da Boano, la Ritmo propone soluzioni ardite, rinunciando ad esempio ai paraurti “aggettanti” così come prevedeva il modello di Andreani a cui direttamente s’ispira.
A inizio anni ’70, quando Andreani lavora al suo progetto di stile, tutte le case automobilistiche si stavano già cimentando con i paraurti avvolgenti in materiale plastico: uno dei primi esempi arriva da Marcello Gandini che per Bertone propone lo studio di stile per la futura Audi 50 basata sul progetto NSU K50.
Sempre in VW, quella che sarà la nuova Audi 100 prevederà inizialmente un frontale totalmente in materiale plastico, seppure con paraurti non integrati. Ma il caso più eclatante riguarda i disegni realizzati da Pavel Hušek nel ’73, quando si trovava al centro stile Audi-NSU: il profilo, ma ancora più il frontale con i tanto desiderati fari tondi di Boano, non possono non richiamare alla mente quella che sarà la futura Ritmo, la somiglianza è quasi sconcertante.
Hušek, scomparso purtroppo lo scorso maggio, avrà la stessa impressione, tanto da chiedersi in tempi recenti se Claus Luthe, ritenuto il padre della Prinz e della Ro80, in quel periodo con lui in Audi ma da sempre in buoni rapporti con la Fiat, non avesse parlato dei suoi lavori con qualcuno del Centro Stile a Torino.
In ogni caso, si trattava di progetti che erano destinati a rimanere sulla carta. Solo la Renault aveva già imboccato con decisione la strada dei fascioni avvolgenti in materiale plastico, adottandoli per le vetture prodotte in grande serie già nel ’72 sulla R5 e successivamente nel ’76 sulla R14.
Proprio nel ’76, anche la Fiat, attraverso la sua consociata Seat, aveva sondato le reazioni del pubblico con la presentazione in Spagna della nuova 1200 Sport. Alla Seat acquistano dalla NSU il progetto del prototipo Nergal disegnato da Sessano, rivisto nella sezione anteriore utilizzando il frontale della OTAS KL112 opera dello stesso designer, elemento talmente caratteristico da fare acquisire alla sportiva spagnola il soprannome di Bocanegra.
In Fiat, il concetto sarà ancor più esasperato in linea con il progetto originario di Andreani: sulla futura Ritmo i fascioni anteriore e soprattutto posteriore, ingloberanno fari e fanali, nonché il portatarga, diventando elementi visivamente molto caratterizzanti.
Ma se globalmente il disegno è particolare, sono ancor di più i dettagli a fare la differenza: le prese d’aria posizionate asimmetricamente sul paraurti anteriore, la presa d’aria sul cofano motore in materiale plastico, le maniglie delle portiere dal particolare disegno circolare, i cerchi degli allestimenti più lussuosi con due coppie di bande nere che li attraversano, lo specchietto dalla caratteristica forma trapezoidale, rappresentano un unicum stilistico, mai visto prima su un’auto.
Spregiudicatezza stilistica che denota coraggio nell’osare, nel proporre soluzioni nuove, coraggio “obbligato” dalle indicazioni del tanto bistrattato marketing che, almeno in questo caso, spinge per soluzioni di design innovative.
Perché, ricordiamolo, al netto dei diktat che arrivano dal marketing, i tratti della Ritmo sono originati dal puro disegno privo di vincoli, un esercizio creativo che consente di sprigionare tutto il proprio estro, il massimo per un designer. Puro disegno che, paradossalmente, incontra le esigenze di marketing e non viceversa, come invece è stato riportato in maniera distorta sino a oggi. ►