█ La plancia
◄ A sinistra: il cruscotto nella sua versione definitiva è particolarmente riuscito, con alcuni elementi forse fin troppo “audaci”, quali ad esempio i particolari pulsanti di forma cilindrica.
▼In basso: tre proposte scartate, tra le quali una dotata di strumentazione digitale (al centro).
█ La plancia
▲Sopra: il cruscotto nella sua versione definitiva è particolarmente riuscito, con alcuni elementi forse fin troppo “audaci”, quali ad esempio i particolari pulsanti di forma cilindrica.
▼Sotto: tre proposte scartate, tra le quali una dotata di strumentazione digitale (al centro).
█ Gli interni vanno all’esterno
Che il Centro Stile Fiat si trovi a un certo punto in difficoltà, lo prova il fatto che alcuni elementi di dettaglio, seppure importanti per dare omogeneità al modello, non vengono disegnati internamente.
Abbiamo accennato già alla Pininfarina e ad Andreani che suo malgrado si ritrova a disegnare, tra gli altri elementi, i cerchi. Stessa sorte toccherà agli interni e alla plancia, affidati all’esterno allo Studio del designer Rodolfo Bonetto, affiancato da un giovanissimo Walter da Silva, allora interior designer junior presso il Centro Stile Fiat.
Le generose dimensioni interne consentono ai progettisti di realizzare interni spaziosi e comodi, più della concorrenza, dando il via a quello che sarà un segno distintivo di tutte le gruppo C che si susseguiranno nel tempo in casa Fiat.
Ma sono due gli elementi su cui vale la pena soffermarsi: la plancia e i pannelli porta. La plancia, realizzata in materiale plastico, è probabilmente l’elemento meglio riuscito, estremamente moderna e allo stesso tempo funzionale, riconosciuta unanimemente come punto di riferimento anche dalla concorrenza dell’epoca.
La scelta cade su quella definitiva dopo aver valutato altre soluzioni, inclusa quella che prevede un ancora troppo acerbo quadro strumenti totalmente digitale, soggetto a prevedibili future noie.
Per contro, i rivestimenti interni delle porte saranno caratterizzati da pannelli preformati in plastica realizzati in unico pezzo che desteranno non poche perplessità, se non vere e proprie critiche. Pur pratici e facili da pulire, rendono l’interno impersonale e poco accogliente, quasi asettico. ►
Qui Madrid
In Spagna la Ritmo viene prodotta da Seat e presentata al Salone di Barcellona del ’79 per sostituire sulle linee di assemblaggio la 124 D.Sul mercato spagnolo è presente la sola versione a 5 porte con diversa motorizzazione anch’essa d’origine Fiat: 1197cc da 65 CV e 1438cc da77 CV, seguite nel 1980 dal 1.7 Diesel della Sofim.
L’estetica non sorprende particolarmente gli spagnoli, già abituati ai paraurti integrati della Seat 1200 “Bocanegra”. Due versioni sono specifiche per il mercato iberico: la CLX, più rifinita e nella seconda versione equivalente della Super, e la Crono, il modello sportivo dotato del 1.6 bialbero della 124 da 95 CV.
Nel mentre però accade l’impossibile: la Fiat non rispetta l’obbligo di acquisto delle quote di maggioranza della Seat e quest’ultima si vede costretta ad aumentare le esportazioni per sopravvivere. In virtù di un vecchio accordo che le consentiva di esportare veicoli derivati Fiat con estetica modificata, si rivolge a diversi designer prima di accettare nel marzo 1980 la proposta della Rayton Fissore, proposta inizialmente rifiutata da Fiat per un restyling della Ritmo originale.
La Fiat non ci sta e cita gli spagnoli in tribunale: l’arbitrato per il commercio di Parigi darà ragione agli spagnoli, nasce quindi la Seat Ronda esportata in tutta Europa. Saranno alla fine 118.450 le Seat Ritmo prodotte.